70 anni in fiamme

Mesto compleanno per la Repubblica

E’ un mesto compleanno della Repubblica quello che si prepara anticipato dal rogo in cui è morta una ventenne nelle strade della capitale, senza che né lo Stato, né un privato fosse in grado di fare alcunché. Tante vuote parole sulla sicurezza e questi sono i risultati. Il senso civico e il senso morale della nazione sono bruciati con il corpo di questa ragazza e non sappiamo se ne resta ancora qualcosa. La Repubblica quale noi l’abbiamo conosciuta dal 1948, è già stata ferita a fondo nel 1993, quando i partiti che l’hanno fondata sono stati criminalizzati senza tanti complimenti e poi nel ’94, con una legge elettorale che stravolgeva lo stesso ordinamento costituzionale. Si era detto che con il sistema maggioritario avremmo avuta una maggiore stabilità di governo, per la verità non ce ne siamo accorti, tanto che si è scritta una quarta legge elettorale e ancora se ne dovrà scrivere un’altra. Una riforma della Costituzione è quanto mai necessaria, certo che si è scelto il metodo peggiore per proporla, incuranti delle ulteriori divisioni che procura nel Paese. L’assemblea Costituente ed il proporzionale hanno tenuto insieme l'Italia, il referendum ed il maggioritario lo stanno spaccando. Il governo si illude di risolvere il problema dell’autorevolezza del potere abolendo una Camera e rafforzando il premio di maggioranza. L’autorevolezza si conquista solo sapendo raggiungere i propri obiettivi e quelli della riforma costituzionale di Renzi sono davvero poca cosa in confronto alle difficoltà che ci attendono. L’opposizione che grida all’emergenza democratica e intanto celebra Putin, Trump e Le Pen, è semplicemente ridicola. La democrazia non si mette in questione modificando la legge elettorale od il bicameralismo, ma sicuramente la si minaccia indebolendo i punti di riferimento della politica europea ed atlantica che l’Italia ha mantenuto, seppur a fatica, per 50 anni. Trump, non ne abbiamo mai detto una parola, è un problema serio. Se i repubblicani vogliono fare i conti con una Costituzione per gran parte superata ed una Repubblica pericolante nei suoi valori fondanti, devono sbrigarsi a presentare un loro progetto, preoccupandosi solo di capire se una proposta più radicale, quella che nelle attuali condizioni sarebbe indispensabile, possa avanzare in un Paese immobile, quello del no al referendum, o in una Paese che barcolla, quello del si. Comunque sarà una battaglia. Stiamo attenti a non perderla prima di iniziare scegliendo la parte che sarà sconfitta nelle urne.

Roma, 1 giugno 2016